Green Bond: cosa sono e come funzionano
Green Bond: cosa sono e come funzionano
Da un lato, offrono agli investitori l’opportunità di supportare iniziative che promuovono un futuro più sostenibile, garantendosi al contempo una redditività finanziaria; dall’altro, aiutano le imprese a raggiungere i loro obiettivi ESG (ambientali, sociali e di governance) e a migliorare la propria reputazione.
Imprese, banche, Stati, organismi pubblici e sovranazionali che emettono obbligazioni verdi, dal canto loro, hanno la possibilità di attirare nuovi investitori, ridurre il costo dei finanziamenti e ottenere un vantaggio in termini di immagine.
Scopriamo cosa sono i Green Bond, quali iniziative permettono di finanziare e chi li emette.
Cosa sono i Green Bond
In Italia, il debutto delle obbligazioni verdi è avvenuto nel 2014, ad opera della multiutility emiliana Hera, che ha lanciato una obbligazione decennale del valore di 500 milioni di euro, destinata a finanziare progetti sostenibili in ambiti come la gestione dei rifiuti, le risorse idriche e le energie rinnovabili.
Da allora, i Green Bond hanno acquisito crescente importanza sia a livello globale che nazionale, diventando uno strumento fondamentale per finanziare iniziative mirate alla sostenibilità ambientale, economica e sociale.
I progetti finanziabili attraverso le obbligazioni verdi sono quelli che mettono al centro, per esempio, la produzione di energia da fonti rinnovabili, la bioedilizia, la costruzione di infrastrutture green per i trasporti, l’efficienza energetica, l’abbattimento dell’inquinamento o il trattamento sostenibile dell’acqua e dei rifiuti.
La legge stabilisce che i proventi ricavati dall’emissione dei Green Bond devono essere investiti esclusivamente nella realizzazione di iniziative che possiedono queste caratteristiche e che i beneficiari devono produrre, con cadenza almeno annuale, una rendicontazione circa l’utilizzo delle risorse ottenute.
Da chi vengono emesse le obbligazioni verdi
Man mano che i governi di tutto il mondo hanno iniziato a sottoscrivere accordi sullo sviluppo sostenibile e che le aziende hanno iniziato a mostrarsi più sensibili al tema della transizione ecologica, la platea degli emittenti si è allargata, includendo anche imprese, banche, Stati e altri enti pubblici e organismi sovranazionali.
È bene sottolineare che, attualmente, non esiste uno standard universale per la certificazione dei Green Bond. L’etichetta “obbligazione verde” viene assegnata dall’emittente stesso o da una società esterna secondo criteri specifici.
Esistono però delle linee guida che stabiliscono quali sono questi criteri. Le più popolari sono quelle elaborate dall’International Capital Market Association (ICMA) e dalla Climate Bond Initiative (CBI).
Gli investitori, oltre a tenere conto dei rischi finanziari tipici dello strumento obbligazionario, sono tenuti a valutare l’impatto del progetto finanziato sull’ambiente e, soprattutto, la genuinità dell’etichetta verde.
Nel 2023, per contrastare il greenwashing e aiutare gli investitori a distinguere tra progetti realmente sostenibili e progetti che non lo sono, l’Unione Europea ha introdotto uno standard comune per i Green Bond, noto come European Green Bond Standard (EUGBS). Il nuovo regolamento entrerà in vigore il 21 dicembre 2024, dopo un periodo di transizione di un anno.
I Green Bond in Italia
A promuovere l’utilizzo e la diffusione dei Green Bond nel nostro Paese è Borsa Italiana, che partecipa alla Sustainable Stock Exchange Initiative dell’ONU e aderisce alla Climate Bonds Initiative. In più, è tra gli osservatori dei Green Bonds Principles elaborati da ICMA.
Uno dei suoi obiettivi principali è sensibilizzare gli emittenti a essere trasparenti circa l’integrazione dei fattori ESG nelle loro strategie di business. Per favorire l’adozione di questa pratica virtuosa, Borsa Italiana mette a disposizione degli investitori analisi dedicate.
Fonte: esg360.it