Sostenibilità ambientale nelle aziende: cosa cambia dopo il Covid?

Sostenibilità ambientale nelle aziende: cosa cambia dopo il Covid?

Sostenibilità ambientale nelle aziende: cosa cambia dopo il Covid?

Un noto aforisma di Albert Einstein recita “La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi” e la recente pandemia globale può costituire un’importante occasione per apportare un significativo cambiamento nelle abitudini personali e aziendali orientandole verso un grado crescente di sostenibilità.

Le imprese, in particolar modo, possono unire il momento della ripartenza post pandemica con l’introduzione di nuove modalità operative che consentono di rendere il proprio passaggio sulla Terra il meno impattante possibile.

Pandemia e sostenibilità

La singolare convergenza storica, economica e sociale che si è verificata negli ultimi due anni ha fatto sì che l’emergenza sanitaria e il tema della sostenibilità si incrociassero in maniera inesorabile.

È trascorso poco più di un anno da quando Greta Thunberg ha portato all’attenzione mediatica l’importanza del tema del cambiamento climatico e dall’Agenda ONU 2030: questa, in particolare, si rivela un punto di partenza molto importante per gli imprenditori che devono fare proprio un nuovo modo di fare impresa, affiancando al tradizionale concetto di sostenibilità economica quello di sostenibilità ambientale.

Tuttavia, è opportuno sottolineare come la pandemia globale abbia avuto delle ripercussioni negative non solo sul tessuto economico delle aziende, ma anche sugli investimenti e i cambiamenti aziendali in tema di sostenibilità aziendale.

Per avere un quadro complessivo delle conseguenze della pandemia sull’economia mondiale è possibile partire dalle informazioni fornite dallo studio “Global ESG Equity Strategy – Beyond the Pandemic: The Green-Shaped Recovery” di Credit Suisse (Settembre 2020). Secondo l’analisi, si sono verificate delle forti ripercussioni sulla crescita economica dei mercati dei paesi sviluppati: basti pensare al profondo calo del PIL -9,8% negli Stati Uniti nel secondo quadrimestre dell’anno, il -12,1% nell’Eurozona e oltre -20% nel Regno Unito. Se si possono registrare analoghe conseguenze nei Paesi in via di sviluppo, bisogna al tempo stesso sottolineare il forte rimbalzo del PIL cinese che ha registrato +11,5% nel secondo trimestre.

Verso una ripresa green

Di pari passo, è cresciuta anche la consapevolezza che i quasi 10 trilioni di dollari introdotti nel mercato durante la pandemia devono concretizzarsi in programmi di ripartenza che accompagnino l’economia globale verso un nuovo paradigma di crescita e che attutiscano gli impatti di lungo termine degli eventi del 2020. Al tempo stesso, si assiste alla necessità sempre più forte di affrontare le sfide del cambiamento climatico a lungo termine. Di conseguenza, è interessante notare come le politiche di sostenibilità ambientale siano diventate una parte sostanziale e crescente dei programmi di recupero annunciati; in questa prospettiva sembra che si sti delineamento un paradigma di ripresa verde.

Su questo tema un’analisi di Heidi Garrett-Peltier (docente del Political Economy Research Institute dell’Università del Massachusetts) suggerisce che gli investimenti nell’ambito delle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica potrebbero essere tre volte più efficaci in termini di creazione di posti di lavoro nella fase di costruzione rispetto agli investimenti nelle aree tradizionali a combustibili fossili. Analogamente, IRENA (International Renewable Energy Agency) stima che entro il 2050 l’industria mondiale delle energie rinnovabili potrebbe offrire quasi 42 milioni di posti di lavoro, quadruplicando quelli attuali.

L’onda verde post Covid

Secondo quanto stimato dall’analisi condotta da Credit Suisse, l’onda verde annunciata dai governi di tutto il mondo in concomitanza con la ripresa post covid-19 avrebbe raggiunto un volume d’affari pari a 1,71 trilioni di dollari e, in prospettiva, potrebbe raggiungere i 5 trilioni di dollari. È opportuno sottolineare che questi dati fanno riferimento unicamente alla spesa pubblica (o federale nel caso degli Stati Uniti) e non includono gli investimenti dei privati e dei locali che contribuiscono in maniera sostanziale agli investimenti green.

Tra i principali destinatari di questi fondi ci sono:

  • trasporti e infrastrutture: 308,53 miliardi di dollari; in particolare ai veicoli elettrici sono destinati 243,56 miliardi di dollari.
  • transizione energetica: 183,21 miliardi; in particolare alle energie rinnovabili sono destinati 106,02 di dollari.
  • efficienza energetica ed economia circolare: 44,74 miliardi di dollari.

Tuttavia, è interessante notare che 1,1 trilioni di dollari di finanziamenti verdi devono ancora essere assegnati a mercati finali specifici.

Trasporti e infrastrutture

Ad oggi sono quasi 309 miliardi di dollari i fondi destinati dai governi allo sviluppo verde post Covid del settore dei trasporti e delle relative infrastrutture. Tale importanza è giustificata dal fatto che questo settore rappresenta il 55% del consumo mondiale di petrolio ed è responsabile del 22% delle emissioni di anidride carbonica mondiale. Di conseguenza, le principali sfide che questo settore deve fronteggiare sono:

  • favorire il cambiamento di abitudini dei consumatori, disincentivando l’impiego dell’auto a favore del trasporto pubblico, dell’utilizzo di biciclette o mezzi elettrici;
  • ottimizzare l’efficienza energetica dei trasporti esistenti;
  • investire per migliorare le reti dei trasporti dal punto di vista della sostenibilità ambientale.

L’importanza della transizione energetica

Secondo quanto stabilito dall’Agenda ONU 2050, la decarbonizzazione è uno degli obiettivi principali da raggiungere per poter contenere le conseguenze negative del cambiamento climatico. Su questo tema l’AIE prevede che le emissioni globali di carbonio nel settore energetico diminuiranno del 70%, anche se – di pari passo – crescerà la generazione di energia elettrica del +46% dal 2018 al 2040.

Tra le rinnovabili che condurranno il cambiamento c’è il mix perfetto tra energia eolica e solare che, insieme saranno in grado di coprire la generazione del 40% dell’elettricità entro il 2040. Su questi dati incoraggianti bisogna considerare le conseguenze del COVID che si stima possa comportare un calo del 10% degli investimenti rinnovabili e spostando gli obiettivi in un’ottica di più lungo termine.

Economia circolare

L’economia circolare è una componente fondamentale per poter raggiungere gli obiettivi proposti dall’Agenda ONU 2030 dal momento che è improbabile che la transizione energetica e le misure di efficientamento energetico possano essere sufficienti. Su questo tema la ricerca della Ellen Macarthur Foundation sottolinea che quasi la metà delle emissioni generate dalla produzione di cemento, alluminio, plastica e dell’industria food possono essere ammortizzate grazie alle soluzioni strategiche dell’economia circolare; allo stesso tempo è possibile raggiungere alcuni obiettivi secondari come la riduzione, il recupero e la sostituzione dei prodotti in plastica.

In contesto così variegato e composito come quello attuale, le aziende sapranno cogliere la sfida di rendere più sostenibile la propria filiera produttiva dal punto di vista ambientale, sociale e della governance?