Un viaggio nel mondo della moda sostenibile: indossa il futuro che desideri
Un viaggio nel mondo della moda sostenibile: indossa il futuro che desideri
L’industria della moda è la seconda al mondo per inquinamento e i brand del settore lo hanno capito, prodigandosi per intraprendere iniziative e buone abitudini che consentono di ridurre il consumo di materie prime e fare bene all’ambiente.

Le certificazioni
Attualmente, le certificazioni di sostenibilità relative al fashion sono oltre 100. Delle quali, più dell’ 80% verterebbe su caratteristiche di prodotti e la loro composizione dei materiali, e meno del 20% atterrebbe ad illustrarne i processi operativi. Di queste certificazioni, ancora poco spazio verrebbe riservato a tematiche ambientali e problemi di ordine sociale collegati.
Tra tutte le aziende che hanno abbracciato progetti sostenibili, ve ne è oltre la metà, che si mostra attenta alla questione del cambiamento climatico, in particolar modo, riguardo alla riduzione delle emissioni di CO2 e poi del reperimento ed impiego delle materie prime. Ancora, per ciò che attiene allo smaltimento dei rifiuti, è possibile notare come, la totalità di queste imprese, ne facciano menzione, ma il 48% di esse, è disposta ad illustrare le proprie attività in materia di salute, sicurezza e personale, esibendo un rendiconto generico.

Lo scenario in Italia
ASviS, insieme alla Siena Advanced School on Sustainable Development, ha evidenziato come la produzione di filati e tessuti a partire da scarti organici presenti in Italia possa offrire una soluzione efficace per creare filiere innovative, garantendo l’utilizzo di materiali di alto valore completamente Made In Italy in ogni fase della produzione, seguendo il concetto di bioeconomia circolare. Questo approccio si basa sull’utilizzo di risorse biologiche, combinando il settore agricolo e forestale con le biotecnologie per la produzione di energia e materiali.
I residui vegetali provenienti dalle colture alimentari, solitamente lasciati a decomporre o bruciati, rappresentano una risorsa preziosa che può essere trasformata in nuovi materiali.
Tra le azioni raccomandate da ASviS, vi è il potenziamento delle attività di progettazione per il riciclo, poiché molti prodotti attuali non possono essere riparati a causa della loro progettazione. Si potrebbe anche introdurre l’obbligo di riutilizzo e la mappatura delle giacenze di produzione, noto come “deadstock”. Attualmente, si stima che tessuti inutilizzati per un valore superiore a 120 miliardi di dollari giacciano nei magazzini di tutto il mondo, spesso finendo per essere bruciati o distrutti.
Inoltre bisogna concentrare le proprie risorse in incentivi per le start-up e le imprese che adottano il concetto di upcycling (riuso creativo) e restyling come modello di business, utilizzando deadstock o capi giunti al termine del ciclo di vita come materia prima per la produzione di nuovi prodotti. Da sottolineare che anche le grucce hanno un impatto significativo, poiché l’85% di esse finisce in discarica.

La moda ecosostenibile, una nuova prospettiva
Le fibre tessili ecologiche costituiscono un elemento fondamentale della moda sostenibile. Elementi come la canapa sono di origine naturale e la filiera produttiva, dalla coltivazione alla lavorazione del tessuto, non richiede l’uso di sostanze nocive per l’ambiente. Materiali simili per sostenibilità sono il lino e la juta. Al contrario, il cotone ha un impatto ambientale significativo; per tale ragione, esistono oggi coltivazioni di cotone biologico, altrettanto delicate ma a impatto ridotto. Inoltre, è possibile utilizzare il cotone riciclato, ottenuto dai rifiuti di cotone raccolti prima e dopo il consumo, per realizzare una moda circolare.
Tra le fibre artificiali eco-compatibili vi sono il bamboo, il lyocell certificato Tencel, il modal certificato Tencel e l’orange fiber, una fibra derivata dagli scarti delle arance. In Sicilia, alcune aziende utilizzano le bucce degli agrumi locali per produrre questa fibra. Infine, vi sono le fibre sintetiche ottenute dal riciclo della plastica, come New life, o provenienti dalle reti da pesca e dai tappeti.