Efficienza energetica nel settore industriale e delle costruzioni

Efficienza energetica nel settore industriale e delle costruzioni

Efficienza energetica nel settore industriale e delle costruzioni

L’efficienza energetica è uno dei tempi principe per le aziende che, soprattutto in era post Covid-19, desiderano dare il proprio contributo al raggiungimento degli obiettivi previsti dall’Agenda ONU 2030. Proprio per questo è fondamentale conoscere tutte le sfaccettature di questo concetto per poterne cogliere l’importanza strategica.

Investire in efficienza energetica?

L’efficienza energetica è il cuore del nuovo paradigma di crescita sostenibile che molte aziende del nostro Paese stanno sviluppando. Si tratta di uno dei metodi più convenienti dal punto di vista economico per poter non solo assicurare l’approvvigionamento energetico, ma anche migliorare la produttività e ridurre le emissioni dannose.

Dal punto di vista pratico, il miglioramento delle prestazioni energetiche di un’azienda comporta numerosi vantaggi tra cui la riduzione dei costi in bolletta, la riduzione dell’inquinamento atmosferico, il miglioramento della sicurezza energetica e la possibilità di rendere più equo l’accesso all’energia. Per poter concretizzare questi risvolti positivi è necessario che le imprese del nostro Paese (e non solo) accelerino il processo di transizione energetica, così rilevante dal punto di vista ambientale. Il nuovo asset energetico delle aziende si baserà non solo su un incremento dell’impiego delle fonti d’energia rinnovabile, ma anche un miglioramento dei sistemi energetici, della struttura degli edifici, dei sistemi di illuminazione e dei processi industriali.

Per poter comprendere appieno i vantaggi anche economici del miglioramento delle prestazioni energetiche sull’ambiente è opportuno ricordare che – secondo quanto riportato da uno studio di Credit Suisse – nel 2018 il miglioramento dell’1,2% dell’intensità energetica ha portato un risparmio di 1,6 trilioni di dollari sul PIL globale rispetto al 2017.

Gli investimenti in efficienza energetica nel settore dell’edilizia, dei trasporti e dell’industria hanno raggiunto, nel 2018, i 240 miliardi di dollari, circa lo 0,06% in più rispetto all’anno precedente. Nonostante questo, siamo ancora ben lontani dal poter cogliere le opportunità economiche disponibili: secondo un indagine IEA[1], fino al 2035, saranno necessari oltre 550 miliardi di dollari all’anno per soddisfare la crescita della domanda di energia e raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Concretamente: per ogni dollaro investito, si può avere un ritorno di circa 3 dollari.

 

Efficienza energetica nel settore delle costruzioni

Il settore dell’edilizia ha subito una forte battuta d’arresto a causa del covid-19 e, in mancanza di politiche volte a sostenere il miglioramento dell’efficienza energetica, gli investimenti in edifici potrebbero diminuire tra il 20% e il 30% in Europa. La situazione attuale ha come protagonisti gli oltre 25 milioni di posti di lavoro in tutto il settore che sono andati perso a causa dell’interruzione dell’attività dovuta alla pandemia.

Gli investimenti nel settore dell’edilizia dovranno essere utilizzati per arginare le emissioni dannose di un settore che – da solo – provvede al 39% delle emissioni gas effetto serra  (GHG). A rendere ancora più preoccupante il quadro si aggiunge la crescita delle emissioni diretto e indirette dovute al consumo di energia elettrica e calore che hanno raggiunto il livello più alto mai registrato: si parla, infatti, di 10GtCO2 nel 2019. Tra i principali responsabili di questo triste record ci sono l’elettronica che rappresenta il 32% negli edifici commerciali (illuminazioni, elettrodomestici, computer).

Da questi dati, appare evidente che, a causa dell’epidemia covid e di uno scarso impegno nella conversione energetica, nel settore dell’edilizia possa essere fatto ancora molto per poter raggiungere gli obiettivi di sostenibilità che ci si è prefissi.

Efficienza energetica nel settore industriale

L’epidemia di Covid-19 ha avuto delle pesanti ripercussioni soprattutto nel settore industriale che – da solo – impiega il 23% della forza lavoro globale e rappresenta circa il 30% dell’uso finale di energia.

Nel settore industriale il processo di decarbonizzazione – ossia la progressiva sostituzione di fonti d’energia fossile con quelle rinnovabili – sono stati raggiunti risultati convincenti, ma che sono solo il punto di partenza di un processo che richiede ancora molto tempo e risorse. Dal 2010 le emissioni industriali dirette di anidride carbonica sono diminuite di appena lo 0.6% (circa il 24% delle emissioni globali totali) e l’80% dell’energia viene raccolta attraverso una catena di valore.

In questo senso, l’efficienza energetica è uno dei trend che verrà portato avanti in maniera più assidua. sostenuto da alcuni fattori rilevanti quali:

  • crescita di potere nei mercati emergenti che sono portavoci di un paradigma di crescita più sostenibile;
  • crescente adozione di sistemi di automazioni e robot;
  • aumento di soluzioni smart grid e integrazioni delle energie rinnovabili off-grid;

Inoltre, è opportuno sottolineare come, fortunatamente, negli ultimi anni la crescita del settore industriale non è più legato all’aumento delle emissioni di carbonio. Ne settore industriale, inoltre, gli investimenti in tecnologia sono quelli che potrebbero dare un contributo più significativo al miglioramento dell’efficienza energetica.

L’efficienza energetica in Italia: a che punto siamo?

Secondo il Rapporto Efficienza Energetica 2020 divulgato da ENEA (l’ultimo disponibile) il consumo interno lordo energetico nel nostro Paese è stato pari a 157 Mtep, in riduzione del -1,6% rispetto all’anno precedente. A questo, però, ha fatto seguito un incremento complessivo della domanda primaria, sostenuto fortemente della crescita del consumo di energia da fonti rinnovabili che hanno modificato il mix energetico del Paese. Sebbene le fonti fossili continuino ad essere preponderanti (78,2%), le energie alternative non hanno interrotto il proprio percorso di crescita, confermando il +5,5% annuo.

Non casualmente, le fonti rinnovabili hanno soddisfatto il 18,7% del fabbisogno energetico nazionale. In particolare, il mix energetico rinnovabile è costituito come segue:

  • 32% biomasse
  • 18,5% energia geotermica
  • 14,3% energia idroelettrica.

Al di là dei numeri di settore è opportuno sottolineare che il miglioramento dell’efficienza energetica può comportare alcuni concreti vantaggi non solo dal punto di vista ecologico, ma anche sociale e di governance. Da questo punto di vista, nel nostro Paese, gli enti locali e regionali rappresentano il livello di governance più vicino ai consumatori finali e, di conseguenza, svolgono un ruolo di primo piano nel settore dell’energia affrontando problematiche complesse come l’inclusione sociale di gruppi vulnerabili, disoccupazione giovanile, integrazione dei migranti, povertà lavorativa e invecchiamento della popolazione. Al tempo stesso, tenendo presente che oltre il 72% della popolazione in Europa vive in centri urbani, le città svolgono un ruolo chiave nel guidare la transizione energetica anche dei cittadini.